venerdì 30 marzo 2012

Friday I'm in love #3

Terzo appuntamento con Friday I'm in l❤ve, rubrica tutta dedicata all'amore. Questa settimana ho scelto un romanzo molto intenso e travolgente: "Cime tempestose".
Di quest'opera mi hanno colpito la forza e la passione che pervadono ogni pagina, l'intensità del sentimento che lega Catherine e Heathcliff, un amore travolgente e allo stesso tempo folle. Per una volta l'amore non rappresenta la salvezza, non purifica l'anima dei due innamorati. Heathcliff così innamorato rimane il personaggio negativo, addirittura perfido, ma in assoluto il più vero di tutto il romanzo.

In questo breve brano, Catherine cerca di spiegare a Nelly, la governante impicciona, il suo amore per Heathcliff:

"È difficile da spiegare. Ma certo tu hai, tutti hanno l'idea che ci deve essere, fuori di noi, un'esistenza che è ancor la nostra. A che scopo esisterei, se fossi tutta contenuta in me stessa? I miei grandi dolori, in questo mondo, sono stati i dolori di Heathcliff, io li ho tutti indovinati e sentiti fin dal principio. Il mio grande pensiero, nella vita, è lui. Se tutto il resto perisse e lui restasse, io potrei continuare ad esistere;ma se tutto il resto durasse e lui fosse annientato, il mondo diverrebbe, per me,qualche cosa di immensamente estraneo:avrei l'impressione di non farne più parte. Il mio amore per Linton è come il fogliame dei boschi:il tempo lo trasformerà,ne sono sicura,come l'inverno trasforma le piante. Ma il mio amore per Heathcliff somiglia alle rocce nascoste ed immutabili;dà poca gioia apparente ma è necessario. Nelly:io sono Heathcliff! Egli è stato sempre, sempre nel mio spirito:non come un piacere,allo stesso modo ch'io non sempre un piacere per me stessa, ma come il mio proprio essere. Così, non parlar più di separazione:ciò è impossibile e..."

(da "Cime Tempestose" di Emily Brontë)

giovedì 29 marzo 2012

La psichiatra


Titolo: La psichiatra
Autore: Wulf Dorn
Titolo originale: Trigger
Traduzione: Alessandra Petrelli
Editore: Corbaccio
Collana: Narratori Corbaccio
Pagine: 398
Prezzo: 18,60
Formato: copertina rigida
Anno 1ª edizione originale: 2009
Anno 1ª edizione italiana: 2010
Genere: thriller
Codice ISBN: 978-88-6380-075-3


Non credere a nessuno
Non fidarti nemmeno di te stesso
Non cercare la verità
Sarà la verità a trovare te

Trama: Lavorare in un ospedale psichiatrico è difficile. Ogni giorno la dottoressa Ellen Roth si scontra con un'umanità reietta, con la sofferenza più indicibile, con il buio della mente. Tuttavia, a questo caso non era preparata: la stanza numero 7 è satura di terrore, la paziente rannicchiata ai suoi piedi è stata picchiata, seviziata. È chiusa in se stessa, mugola parole senza senso. Dice che l'Uomo Nero la sta cercando. La sua voce è raccapricciante, è la voce di una bambina in un corpo di donna: le sussurra che adesso prenderà anche lei, Ellen, perché nessuno può sfuggire all'Uomo Nero. E quando il giorno dopo la paziente scompare dall'ospedale senza lasciare traccia, per Ellen incomincia l'incubo. Nessuno l'ha vista uscire, nessuno l'aveva vista entrare. Ellen la vuole rintracciare a tutti i costi ma viene coinvolta in un macabro gioco da cui non sa come uscire. Chi è quella donna? Cosa le è successo? E chi è veramente l'Uomo Nero? Ellen non può far altro che tentare di mettere insieme le tessere di un puzzle diabolico, mentre precipita in un abisso di violenza, paranoia e angoscia. Eppure sa che, alla fine, tutti i nodi verranno al pettine...
(dal risvolto di copertina)


Giudizio personale: Ho finito questo romanzo un paio di giorni fa e ho volutamente atteso un po' per parlarne per cercare di capire meglio se questo libro mi sia effettivamente piaciuto, come credo, oppure sia stato tutto un fuoco di paglia. Ultimamente mi capita relativamente spesso e ormai credo di essere in procinto di coniare un nuovo genere letterario: i Balance Book! Ovvero quei libri in precario equilibrio tra una promozione piena e una terribile bocciatura. Sì, mi piace e credo si addica molto a questo libro, che per tutta la lettura mi ha tenuto con il fiato sul collo e poi nel finale mi ha un po' delusa. Ma andiamo per gradi... La protagonista del romanzo è Ellen Roth, giovane psichiatra in una clinica tedesca, che una mattina si trova davanti a un caso davvero difficile: nella stanza numero 7 è infatti ricoverata una donna in apparente stato confusionale. La violenza subita è più che evidente e l'ha terrorizzata a tal punto da renderle difficile persino parlare. La paura che la donna prova è così intensa e profonda da far rabbrividire anche Ellen, che cerca di carpirle informazioni utili per poterle essere d'aiuto. Ma le prime parole che la sconosciuta pronuncia spaventano ancora di più la dottoressa: parla dell'Uomo Nero, dice che la sta cercando e quando l'avrà trovata la ucciderà. Ellen vuole proteggerla a tutti i costi, ma quando il mattino successivo della paziente non c'è più traccia inizierà anche per lei un incubo senza fine. E l'incubo che Ellen vivrà è fatto di inseguimenti e tensione crescente, che l'autore riesce a descrivere molto bene. Per uno scrittore, a differenza di un regista, creare suspense è sicuramente più complicato e devo dire che Dorn ci è riuscito secondo me benissimo. Alcune parti della narrazione sono davvero adrenaliniche e creano un'atmosfera di ansia e angoscia che non possono non colpire. Vi sembrerà di camminare insieme a Ellen, vi guarderete intorno con circospezione in cerca di qualcuno che vi sta spiando, sussulterete con lei ad ogni imprevisto. Sotto questo punto di vista La Psichiatra meriterebbe il massimo dei voti, tuttavia ci sono alcuni aspetti della storia che non mi hanno convinta. Il plot narrativo è all'inizio molto ben strutturato e, come dicevo, ben intrecciato a uno stile che cattura il lettore; poi, pagina dopo pagina, alcune scelte della narrazione diventano prevedibili o, in alcuni casi, al limite dell'assurdo. Il finale, a ben vedere, risulta un po' telefonato e nonostante nello svolgimento della trama si cerchi di dissimulare o comunque di trarre in inganno il lettore, a volte bene a volte no, alcuni passaggi rimangono fin troppi intuibili. Mi sono piaciute molto, invece, le parti più cliniche quando cioè Ellen o il collega Mark disquisiscono delle patologie della mente umana, passaggi che ricorrono spesso nel romanzo e che lo rendono ancor più interessante. Secondo me è il romanzo perfetto per essere adattato per il cinema, per un bel thrillerone ricco di tensione e sussulti: penso che potrebbe rendere molto bene.
In conclusione è sicuramente un buon thriller psicologico, in grado di tenervi incollati alle pagine fino all'ultima riga (io l'ho divorato letteralmente) ma che potrebbe lasciarvi un po' di amaro in bocca per via di alcune scelte narrative, che in alcuni casi risultano anche difficili da spiegare.
Voto: 6,5


Colonna sonora: How we operate dei Gomez
Consigliato: agli amanti della suspense, perfetto sotto l'ombrellone
Istruzioni per l'uso: come possibili effetti collaterali potreste ritrovarvi ad ascoltare ogni minimo rumore in cerca dell'uomo nero, non fateci caso :-)


Buona Lettura!

mercoledì 28 marzo 2012

Un nuovo premio per Bookshelf

Come sempre io arrivo con un ritardo allucinante! Ormai penso sia cronico, abbiate pazienza. 
Ancora una volta siete stati estremamente buoni e favolosi, e uno di voi affezionati e pazzi lettori di questo pazzo blog mi ha insignito di questo bel premio! Autostima a livelli altissimi. Per la precisione questo bellissimo award arriva (o meglio è arrivato quasi due settimane fa) dalla carissima Strawberry, il cui blog peraltro è semplicemente una meraviglia. 

Come sempre le regole sono poche e semplici: dire sette cose di te e linkare altri 15 blog. La seconda parte non dovrebbe essere un problema, per la prima invece comincio ad avere esaurito le cose da raccontarvi. Vediamo di trovare qualcosa di interessante.

Ancora GRAZIE GRAZIE GRAZIE a Strawberry e a tutti voi che passate di qui.

7 cose su di me: 

1. Sto per iniziare un corso di tedesco e sono un po' in ansia, perché non l'ho mai parlato in vita mia e ormai ho una certa età per imparare nuove lingue 


2. Adoro il sole, ma ci sono momenti in cui sento la necessità di una lunga e rumorosa giornata di pioggia: mi fa sentire bene e mi da la possibilità di pensare e schiarirmi le idee



3. I miei libri sono tutti catalogati in un ordinatissimo file, neanche fossi una biblioteca vivente. E nelle varie librerie sparse per casa sono in rigoroso ordine di genere e cronologico per autore (lo so, rasento la follia)


4. Tutte le volte che ascolto Khorakhané di Fabrizio de André piango, non riesco proprio a trattenere le lacrime


5. Sono FOLLEMENTE, e sottolineo follemente, innamorata di Fabio De Luigi. Ogni volta che lo vedo perdo la ragione: mi fa morire dal ridere 


6. Mi piace moltissimo il succo ACE, ne vado matto. Praticamente ne bevo a ettolitri 


7. Ero una fan scatenata di Mai dire Gol. Adoro la Gialappas e mi mancano tantissimo le puntate di Mai dire di una volta




E ora 15 blog a cui giro il premio:
  1. Other Worlds 
  2. Love and Books
  3. La leggivendola 
  4. Colorare la vita
  5. Kylai in wonderland
  6. Dreaming Life 
  7. La lettrice irriverente
  8. Sentiero di Luna
  9. Cuore d'Inchiostro
  10. Peek a book
  11. Il piacere della lettura
  12. La contorsionista di parole
  13. La collezionista di dettagli
  14. Un tè con Jane Austen 
  15. Vorrei essere un personaggio austeniano

martedì 27 marzo 2012

Un messaggio dagli spiriti


Titolo: Un messaggio dagli spiriti
Autrice: Agatha Christie
Titolo originale: The Sittaford Mystery
Traduzione: Maria Grazia Griffini
Editore: Mondadori
Collana: Oscar scrittori moderni
Pagine: 232
Formato: brossura
Prezzo: 8,50 €
Anno 1ª edizione originale: 1931
Anno 1ª edizione italiana: 1935
Genere: giallo
Codice ISBN: 978-88-04-51919-5


Trama: Una giornata d'inverno, un paesino isolato dalla neve, in mezzo alla desolazione della brughiera, vicino a Dartmoor e alla sua famigerata prigione. A Sittaford House la signora Willet, che dal Sudafrica è venuta a passare la stagione invernale in questa remota località del Devon insieme alla figlia Violet, tiene salotto, come sempre. Per passare il pomeriggio, gli ospiti decidono di fare una seduta spiritica. Ma quello che doveva essere un gioco si trasforma in un sinistro incubo: gli spiriti, infatti, annunciano che il capitano Trevelyan, il proprietario di Sittaford House che ha ceduto la sua casa alle Willet ritirandosi in una vicina cittadina, è stato assassinato in quel momento. Tutti gli astanti sono sconvolti. Il maggiore Burnaby, vecchio compagno del capitano, si precipita a casa dell'amico e scopre che...
(dalla quarta di copertina)

Giudizio personale: Metti che in un noioso venerdì pomeriggio invernale, nella fredda e cupa brughiera inglese degli anni '30, venga proposto agli invitati a Sittaford House per il tè dalla signora Willet, di fare una seduta spiritica. Un gioco per staccarsi dalla monotonia del lungo e tedioso inverno. Messo un tavolino al centro della stanza e riunitisi gli astanti intorno ad esso, la seduta ha inizio, tra il divertimento e lo stupore generale. Ben presto però, quello che doveva essere un semplice gioco si tramuta in puro terrore, quando gli spiriti annunciano la morte del capitano Trevelyan, padrone di Sittaford House. Il disappunto per uno scherzo di tale cattivo gusto lascia subito spazio all'apprensione per le sorti di Trevelyan, apprensione malcelata dagli ospiti che cercano invano di smorzare la tensione accusandosi l'un l'altro di aver manovrato la seduta. Ma per il maggiore Burnaby l'ansia per la sorte dell'amico è talmente incontrollabile da spingerlo ad affrontare una lunga camminata per accertarsi delle sue condizioni. Ma una volta giunto a destinazione troverà solo il cadavere del capitano. Allora era tutto vero? Gli spiriti hanno davvero parlato quel pomeriggio? Da qui parte l'indagine per scoprire il colpevole di un delitto così brutale e apparentemente  senza motivo. E Agatha Christie, anche questa volta, non delude e riesce a creare un intreccio di possibili colpevoli che fino all'epilogo è difficile da sbrogliare, perché in ogni momento tutti sembrano sospettati. A risolvere l'enigma non c'è un eccentrico investigatore belga né tanto meno un'arzilla e curiosa zitella, bensì una giovane donna molto sveglia e determinata a scagionare il fidanzato. Emily Trefusis è la protagonista indiscussa di questo romanzo: mai rassegnata alle sorti dell'amato, sfodera tutte le armi femminile e la sua caparbietà per individuare l'assassino, mettendo insieme, pezzo dopo pezzo, un puzzle davvero inaspettato. Perché ogni pagina è una scoperta e ogni qualvolta si è convinti di avere in mano la risoluzione del caso ecco che capita qualcosa che ci costringe a rivedere tutte le nostre teorie. Alla sua tenacia, Emily aggiunge una sottile e arguta ironia, uno spiccato spirito d'osservazione e un sesto senso che l'aiuteranno in maniera determinante. Il suo personaggio mi è piaciuto moltissimo, perché completamente fuori dagli schemi e dallo stereotipo della donna benestante degli anni '30. E devo ammettere che in questo romanzo sono decisamente i personaggi femminili ad uscirne vincitori, perché sempre consapevoli delle proprie forze e inflessibili nel raggiungere lo scopo prefissato, a dispetto dei personaggi maschili un po' sottotono e spesso privi di carattere, fatte salve alcune eccezioni. A tutto questo fa da cornice la brughiera inglese, meravigliosamente descritta dalla Christie. L'autrice, infatti, riesce a rendere quasi tangibili i paesaggi descritti e rende perfettamente l'idea di uno scenario da un lato poetico, con le sue atmosfere sfuocate, quasi irreali, per via della nebbia e della natura incontaminata, e da un lato terribilmente angosciante, con i suoi colori freddi e il senso di isolamento che pervade tutto il romanzo. Una lettura estremamente piacevole, che mi ha catturato dalla prima all'ultima riga e che vi consiglio vivamente.
Voto: 8,5


Colonna sonora: Clocks dei Vitamin String Quartet (tributo ai Coldplay)
Consigliato: consigliatissimo veramente a tutti 


Buona Lettura!

domenica 25 marzo 2012

I dannati non muoiono


Titolo: I dannati non muoiono
Autore: Jim Nisbet
Titolo originale: The damned don't die
Traduzione: Bruna Ferri, Olivia Crosio
Editore: TimeCRIME
Collana: Narrativa
Pagine: 202
Prezzo: 7,70 €
Formato: Copertina rigida
Anno 1ª edizione originale: 1981
Anno 1ª edizione italiana: 1986 (Bompiani)
Genere: noir
Codice ISBN: 978-88-6688-006-6


Trama: "Ho sempre voluto scuoiare una donna.’ Questo è il folgorante incipit di I dannati non muoiono. Queste sono le parole che l’investigatore privato Martin Windrow trova scritte su un foglio di carta in una macchina da scrivere nell’appartamento accanto a quello di Virginia Sarapath, vittima di un efferato omicidio avvenuto la notte precedente. Forse, sono le semplici farneticazioni di uno scrittore fallito che ama origliare o, forse, è la traccia di un movente per un assassino in fuga. Le prime indagini rivelano che la donna, al momento dell’aggressione, si trovava a letto con un uomo, travolta da un amplesso sfrenato. Un gioco erotico che si è spinto oltre o una messinscena per coprire qualcosa di più oscuro?Inizia così la caccia al presunto colpevole o forse all'unico testimone che è in grado di svelare un intricato mondo sotterraneo fatto di sesso e droga, e di un piacere morboso che svela il labile confine tra amore e odio.
(dal risvolto di copertina)

Giudizio personale: Difficile, molto difficile parlare di questo libro. In tutta onestà non mi ha per niente entusiasmata, anzi, in un certo senso mi ha proprio deluso. Ammetto di essere stata molto frettolosa nell'acquisto, forse se avessi dedicato un po' più di tempo a leggere la trama avrei capito subito che non si trattava del mio genere di libro. Pubblicato per la prima volta nel 1981, ha per protagonista Martin Windrow, investigatore privato con un passato da poliziotto, che si trova, suo malgrado, invischiato nell'indagine relativa all'omicidio di Virginia Sarapath. Windrow incaricato di consegnare i documenti per il divorzio a Herbert Trimble, vicino della vittima, si ritrova così sul luogo del delitto. La polizia punta tutti i sospetti su Trimble stesso, che nel frattempo è sparito lasciando dietro di sé inquietanti indizi a suo carico, tra cui l'uso di stupefacenti e un foglio con poche parole battute a macchina "Ho sempre voluto scuoiare una donna". Trimble sembra essere il colpevole perfetto, ma Windrow non ne è convinto e si mette alla ricerca del sospettato, sperando di battere la polizia in velocità. A dispetto di un incipit un po' forte, la storia non presenta assolutamente scene particolarmente violente o splatter,  ma anzi concentra tutta la sua forza sul contesto in cui si svolge l'azione nella migliore tradizione noir. L'impressione però è che non si vada mai veramente a fondo. Mancando la tensione tipica dei romanzi dotati di maggior azione mi auguravo ci fosse almeno spazio per l'approfondimento di certe tematiche o di determinati ambienti, invece tutto mi sembra appena sfiorato. Le parti più descrittive mi sembrano poco coinvolgenti, solo di contorno, e non stuzzicano veramente la curiosità del lettore. Manca di carattere questo romanzo, e di incisività. Gli stessi personaggi sono piatti e poco convincenti, poco credibili in alcune circostanze. La trama affonda le radici nell'ambiente del sesso estremo, del bondage e dello scambismo, tema sicuramente ancora tabù all'inizio degli anni '80, forse per questo manca un vero approfondimento o una certa cura dei particolari. E la cura dei dettagli manca anche e soprattutto nelle indagini, che non sono sviscerate nel migliore dei modi. Non so, sono davvero perplessa. Forse dipende dal fatto che questo genere di storie non è certo il mio preferito, ma anzi, posso tranquillamente dire che non mi piace. In più lo stesso stile narrativo mi ha lasciato piuttosto delusa: ci sono passaggi in stile "tema scolastico", ricchi di descrizioni superflue e che ricordano quasi un semplice elenco di azioni, alternati a dialoghi brevi e confusionari. 
Voto: 5


Colonna sonora: Human nature di Madonna
Consigliato: agli amanti delle storie alla 8MM il film di Joel Schumacher del 1999 (passatemi il paragone un po' forzato), a chi non cerca necessariamente l'azione e la suspense


Buona Lettura!

venerdì 23 marzo 2012

Quattro chiacchiere con: MARISSA MEYER

In occasione dell'ultima edizione della Bologna Children's Book Fair, svoltasi dal 19 al 22 marzo, ho avuto l'opportunità, grazie a Mondadori, di poter intervistare Marissa Meyer, giovanissima esordiente autrice di Cinder, romanzo pubblicato in Italia da Mondadori appunto, nella nuovissima collana dedicata ai lettori più giovani, Chrysalide
L'intervista è stata realizzata insieme ad altri due bloggers: Silvia, per Il piacere della Lettura, e Alfonso, per Fantasy Magazine. È stata un'esperienza estremamente positiva, sia per la disponibilità e la gentilezza dell'autrice (mi ha fatto davvero un'ottima impressione), sia per la condivisione con altri bloggers.
Un immenso grazie allo staff di Chrysalide, per l'opportunità offertaci, e a Nicola Nobili che si è occupato della traduzione durante l'intervista.

La prima domanda, chi è Marissa? 
Questa è una domanda a cui è difficile dare una risposta. Sono una scrittrice, ovviamente, e sono una ragazza che ha sempre voluto fare la scrittrice, fin da bambina. Quindi quando a gennaio è uscito il mio primo libro, Cinder, poso dire che si è realizzato un sogno. Lo so che se dico di sentirmi come una principessa che vive la sua favola sembra stereotipato, ma è la verità.

Come vedi il fantasy? Cosa rappresenta per te? 
Come lettrice il fantasy è stato il mio primo vero amore. Naturalmente crescendo ho letto i classici, ma quando mio zio mi ha regalato Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit è stato amore vero, non riuscivo a smettere, ne volevo sempre di più. Quindi sono cresciuta pensando che sarei stata una scrittrice fantasy, ed è stata in un certo senso una sorpresa che il mio primo libro avesse per protagonisti dei cyborg, perché io ero convinta che ci sarebbero stati draghi, elfi e stregoni. Invece ho scritto qualcosa di fantascientifico, la trama del libro mi è piaciuta e tutto ha avuto un buon esito. 

Come mai hai scelto proprio Cenerentola e i cyborg?
Da tempo avevo l'idea di scrivere una serie di libri ambientati nel futuro riprendendo delle favole che mi piacevano. Ho pensato tante volte a come poter ambientare queste storie, le mie preferite, nelle maniere più disparate. Poi, un bel giorno, mentre stavo per addormentarmi mi è venuta un'idea, così, folgorante: ho immaginato la protagonista come meccanico e mi è subito venuta in mente questa scena molto chiara di Cenerentola che corre giù per le scale del palazzo e invece di perdere la scarpetta perde il piede. Ecco che quindi, quando Cenerentola è diventata un cyborg, il resto della storia si è creato da sé.

Perché hai scelto la Cina come ambientazione?
Moltissimi studiosi di favole hanno rintracciato le origini di questa favola e hanno scoperto che la prima versione registrata di Cenerentola è stata scritta in Cina nel nono secolo. Per me quindi, ambientare Cinder in Cina è stato un po' come chiudere il cerchio, da una Cina del nono secolo fino ad una Cina di un futuro remoto. 

Cinder è una cyborg mentre il principe no, quanto è importante questo per la trama? 
È estremamente importante, perché in questa società futuristica i cyborg vengono considerati cittadini di serie B e questo è più o meno il cuore della storia: Cenerentola è una serva, non è solo al di sotto della classe sociale del principe, non fa nemmeno parte della classe borghese, è l'ultima ruota del carro anche nella sua famiglia, pertanto lei deve superare delle barriere enormi per poter aspirare ad elevarsi dal ruolo di serva. Per buona parte del romanzo il principe non sa che lei è una cyborg e questo influenza molto le scelte che essi compiono. 

Al termine di questa saga hai intenzione di modernizzare un'altra favola oppure pensi di cambiare completamente genere?
Non direi mai che non scriverò più storie basate sulle favole, tuttavia molte delle idee che ho in mente ora non si basano sulla riscrittura di favole. Io leggo romanzi di generi molto diversi e ho idee che abbracciano tutta una serie di generi che variano dalla fantascienza allo storico al fantasy ai romanzi contemporanei. 

Hai sempre voluto fare la scrittrice?
Io ho sempre amato i libri fin da bambina e quando sei piccola pensi che siano qualcosa di magico, poi capisci che sono creazioni dell'uomo, che è una professione a tutti gli effetti. In quel momento io mi sono detta: "Io voglio fare questo".

Quanto c'è di te nel personaggio di Cynder?
È quasi impossibile separare completamente i propri personaggi da se stessi, ma tutto quello che leggo e scrivo in qualche modo trae origine dalle mie esperienze personali. Ciò detto io mi sforzo di far sì che i personaggi che creo non siano esattamente come me. Per quanto riguarda Cinder questo è evidente: ad esempio io non so riparare assolutamente nulla e ritengo che lei sia molto più tosta di me. Oltretutto io soffro di aracnofobia e lei no. Tuttavia abbiamo entrambe qualcosa in comune, il senso dell'umorismo: infatti mia mamma, quando ha finito di leggere il romanzo, ha detto: "Capisco da dove trae origine il sarcasmo di Cinder". 

Cinder sarà la protagonista anche dei prossimi tre libri della saga?
Sì, lei è la protagonista di tutta la saga, quindi la ritroverete anche nei romanzi successivi. Tuttavia in ogni libro farà la sua comparsa un'altra eroina tratta sempre da una favola diversa. Nel secondo libro ci sarà Scarlet tratta da Cappuccetto Rosso, nel terzo libro ci sarà Cress tratta da Raperonzolo e infine nel quarto libro ci sarà Winter tratta da Biancaneve. 

Stai seguendo Once Upon a Time?
Sì sì, lo adoro. 

Ti aspettavi questo successo?
Non molto tempo fa io e mio marito (a dire il vero all'epoca eravamo ancora fidanzati) abbiamo attraversato un periodo di difficoltà economica. Io gli dicevo "Non ti preoccupare, vedrai che diventerò un'autrice di successo e sistemerò tutto io". Ma naturalmente scherzavo, non ti aspetti mai che possa capitare davvero. Diciamo che è un sogno diventato realtà. 

Favola preferita, libro preferito e film preferito?
Il mio libro preferito è assolutamente Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen. La mia favola preferita è una domanda che mi hanno posto tanto volte e ho l'impressione che ogni volta la risposta cambi, ma non posso sceglierne solo una. Diciamo La bella addormentata, Cappuccetto Rosso e Barbablù. Il film non lo so. Quand'ero adolescente ho visto milioni di volte Ragazze a Beverly Hills, ma ora non lo guardo più. Forse La Sirenetta. 

A proposito di film, ti piacerebbe poter vedere il film tratto dal tuo romanzo? 
Sì, mi piacerebbe molto. Incrociamo le dita!


Cosa pensi degli e-book?
Mi piacciono e penso ci sia spazio nel mondo sia per gli e-book che per i libri fisici. Personalmente preferisco quelli in versione cartacea, se non altro perché mi piace metterli sullo scaffale uno di fianco all'altro e mi sento realizzata nel vederne tanti. Ma capite che in certi momenti, per esempio quando viaggio, ecco che mi porto dietro il mio lettore ed è effettivamente molto comodo.


Titolo: Cinder Cronache Lunari
Autrice: Marissa Meyer
Editore: Mondadori
Prezzo: 17,00 €

Ulteriori notizie e approfondimenti su Marissa Meyer e la saga di Cinder sono a disposizione sul sito dell'autrice e sul blog della neonata collana Mondadori, Chrysalide.

Ancora grazie alla gentilissima e solare Marissa, alla Mondadori e allo staff di Chrysalide che hanno reso possibile l'intervista, e ad Alfonso e Silvia (intervistare Marissa insieme a loro è stato molto divertente)!

lunedì 19 marzo 2012

La ragazza delle arance


Titolo: La ragazza delle arance
Autore: Jostein Gaarder
Titolo originale: Appelsinpiken
Traduzione: Lucia Barni
Editore: TEA
Collana: Teadue
Pagine: 193
Prezzo: 8,60 €
Formato: brossura
Anno 1ª edizione originale: 2003
Anno 1ª edizione italiana: 2004
Genere: narrativa
Codice ISBN: 978-88-502-1457-0


Trama: Georg Røed ha quindici anni e conduce una vita tranquilla. Un giorno trova una lettera che suo padre Jan gli aveva scritto prima di morire – quando Georg era ancora molto piccolo – e che aveva poi nascosto nella fodera del passeggino, affinché il figlio la potesse trovare una volta grande. In questa lettera il padre racconta la storia della "Ragazza delle arance", da lui incontrata per caso su un tram di Oslo. Una storia misteriosa, fatta di molti sguardi e pochissime parole al quale Georg si appassiona immediatamente e che sembra riguardarlo sempre più da vicino. Un film quasi muto che Jostein Gaarder, a poco a poco, fa parlare con una musica lieve, quasi una fantasia tra memoria e presente in cui le voci del padre e del figlio finiscono con l’intrecciarsi a creare un’unica riflessione sul valore dell’esistenza umana e sulla sua bellezza. 
(dalla quarta di copertina)

Giudizio personale: Questa lettura è stata decisamente un'altalena di emozioni, tuttavia sono un po' indecisa sul mio giudizio finale, anche perché non è stata affatto una lettura facile per me. La storia di Georg è sicuramente densa di sentimenti ed emozioni contrastanti. Pensate come ci si possa sentire a 15 anni, nel pieno della giovinezza e degli sbalzi d'umore tipici di quell'età, a stringere fra le mani una lunghissima lettera che tuo padre, morto da undici anni, ha scritto per te e ritrovata solo ora. Così inizia questo romanzo, con un ragazzino che non ha mai potuto davvero conoscere il padre perché aveva solo quattro anni quando il destino crudele l'ha portato via, e che stringe fra le mani un fascio di carte in cui è racchiusa una storia straordinaria e dolorosa allo stesso tempo. Una sorta di testamento spirituale che Jan Olav scrive per il figlio con il desiderio di lasciare qualcosa di sé stesso a questo bambino in cui, un giorno, il ricordo del padre potrebbe essere così flebile e inconsistente da rendere la sua figura solo un alone sfuocato. Ed è esattamente quello che sta succedendo quando la lettere viene trovato. In quelle righe Jan racconta di come, molti anni prima, fece un incontro destinato a cambiargli la vita: su un tram i suoi occhi incrociano quelli di una ragazza, "la ragazza delle arance", e questo basta per far scattare la scintilla. Da qui parte la descrizione di una storia d'amore fuori dalle righe, atipica e coinvolgente che trascina il lettore incuriosendolo pagina dopo pagina. Questo forte desiderio di condivisione di Jan è molto emozionante e commovente, e la reazione di Georg è dolcissima e toccante, soprattutto in alcuni passaggi del romanzo, quando si accorge finalmente delle tante caratteristiche in comune con il padre. Non è facile per un adolescente che è cresciuto con i ricordi che gli altri hanno di suo padre poter crearne di propri. È una storia di dolore e sul dolore causato da una perdita così grande, ma è anche e soprattutto una storia d'amore: amore verso un figlio, amore verso una ragazza. Rimane però un aspetto del romanzo (che non voglio svelarvi per non rovinarvi la lettura) che mi ha lasciata un po' perplessa. Alla fine della sua lettera, Jan pone una domanda a Georg, una domanda molto forte e importante alla quale lo stesso Jan ha cercato di dare una risposta. Ecco, la risposta che Jan si dà mi ha lasciato quasi basita, non mi aspettavo, dopo una lettera così bella, una risposta di quel tipo. Per questo resto un po' indecisa nella mia valutazione, perché quella domanda non è secondaria ma fondamentale per il fulcro del romanzo e una tale risposta mi ha fatto storcere il naso, pur essendo assolutamente comprensibile e per certi versi anche condivisibile. Se lo avete letto mi farebbe molto piacere sapere come la pensate a questo proposito.
In conclusione è stata una piacevole lettura, di quelle che comunque lasciano il segno.
Voto: 7

Citazione: Non sei venuto fin qui a Siviglia per incontrare una "ragazza". Avresti fatto tanta fatica per niente, perché l'Europa brulica di ragazze. Ma sei venuto per trovare me. E di me ce n'è una sola. Neanch'io ho mandato una cartolina a "un uomo" a Oslo. L'ho mandata a te.

Colonna sonora: Father and Son di Cat Stevens
Consigliato: a chi vuole riconciliarsi con la vita, a padri e figli e figlie

Buona Lettura!

venerdì 16 marzo 2012

Friday I'm in love #2

Mesi e mesi fa, a fine novembre mi pare, avevo inaugurato con tanta gioia una nuova rubrica "settimanale" dedicata all'amore: Friday I'm in l❤ve. Una specie di avvenimento per me che non sono molto avvezza alle smancerie e ai romanzi troppo romantici: infatti a quella prima puntata (shame on me) non ne sono seguite altre. Sono terribile lo so. Ma eccomi qua a riproporvi questo piccolo spazio interamente dedicato ai passaggi, alle citazione che più mi hanno fatto battere il cuore. Perché oggi più che mai credo ci sia bisogno di amore e positività.
Il romanzo che ho scelto oggi è uno dei mie preferiti: "Il barone rampante" di Italo Calvino. Questo libro mi ha colpita per tantissimi motivi, soprattutto per la forza e la straordinaria caparbietà di Cosimo. Fra rivoluzioni e battaglie personali però, non mancano amore e passione. 

Ecco il brano che voglio condividere con voi. Sono poche parole, ma descrivono alla perfezione il sentimento che lega Cosimo e Viola:

"Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s'era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere così."

(Tratto da "Il barone rampante" di Italo Calvino)

Legge Levi e editoria low cost

Qualche mese fa, alla vigilia dell'entrata in vigore della legge Levi, quella che fissa un tetto massimo di sconto applicabile ai libri, avevo pubblicato un post in cui, in poche parole, cercavo di dire la mia a tal proposito. All'epoca ero tendenzialmente favorevole a tale legge perché, consapevole delle dinamiche del mercato editoriale, ritenevo fosse indispensabile tutelare i librai e rendere uguali per tutti le "regole del gioco"; temevo tuttavia che, viste le peculiarità del nostro strambo paese, una legge di questo tipo potesse avere conseguenze nefaste se non supportata da un'adeguata politica di sostegno alla cultura. Oggi, passati circa sei mesi dall'introduzione della legge, sono ancora più convinta della sua validità. Allora come adesso, ritengo che prendersela con il libraio per il prezzo di un libro sia, oltre che uno spreco di energie, tecnicamente sbagliato perché, molto semplicemente, non è lui a decidere quanto un libro debba costare. Per molto tempo molte presone hanno indirizzato le loro legittime lamentele verso gli interlocutori sbagliati. Se un libro costa tanto la responsabilità è dell'editore. Ma anche su questo punto si potrebbero aprire infinite discussioni, perché stabilire quale dovrebbe essere il giusto prezzo di un romanzo non è cosa semplice. Non dobbiamo anzi tutto dimenticare che il libro, ci piaccia o no, è un prodotto e affinché possa arrivare a noi, cioè al consumatore, occorre il lavoro di molti individui: l'autore in primis, l'editor, il correttore di bozze, il traduttore se si tratta di un'opera straniera, l'impaginatore e il grafico, lo stampatore, l'ufficio stampa, chiaramente l'editore, il distributore e infine il libraio. Ora, tutte queste persone svolgono un lavoro che va retribuito in maniera onesta e economicamente dignitosa, per cui (e questo vale per i libri come per qualsiasi altro prodotto noi acquistiamo) dovremmo a volte smetterla di ragionare solo ed esclusivamente come consumatore finale a cui interessa soltanto pagare il meno possibile senza tenere conto di chi ha lavorato su quel determinato bene. Perché io parto dal presupposto che nessuno ti regala niente, e quando un prezzo è troppo basso, quando qualcuno può permettersi sconti così elevati, c'è sicuramente qualcun altro che ci rimette, e di solito non è il direttore o manager di turno. Fatte queste premesse (e scusate la digressione economico/sociale), ritengo comunque indispensabile che gli editori, in particolar modo i colossi come Mondadori, dovrebbe impegnarsi maggiormente per cercare di smussare almeno in parte i prezzi, che in alcuni casi sono obiettivamente proibitivi. Io sono sincera, l'introduzione della Legge Levi non ha minimamente modificato le mie abitudini di acquisto: non facevo acquisti su internet prima e non li faccio ora, continuo a tener d'occhio le promozioni per poterne approfittare, evito di comprare i libri in copertina rigida, ad esclusione di quelli che mi ispirano particolarmente, prediligendo quelli in formato tascabile e compro tanti classici, che costano sempre pochissimo. Venti euro per un libro non sono pochi, ma mi scandalizzano di più i prezzi, ad esempio, di paio di jeans che paghi uno sproposito solo per la marca perché tanto sono fatti in Cina sfruttando la manodopera locale. 
Però, è davvero il caso di dirlo, qualcosa si muove. Non so se questa legge centri qualcosa oppure no, sta di fatto che alcuni editori hanno capito l'importanza di proporre libri di qualità a prezzi competitivi. Sto parlando di due nuovi marchi editoriali, nati da poco: TimeCrime e Tre60.
TimeCRIME non è una semplice collana, è una vera propria casa editrice, costola della Fanucci, che ha esordito a gennaio con tre titoli molto interessanti, fra cui Venti corpi nella neve di cui vi ho già parlato diverse volte. Il catalogo è attualmente composto da sei titoli tutti pubblicati in copertina rigida al prezzo eccezionale di 7,70 €! Non potevo non amare questo nuovo progetto editoriale anche perché, oltre al prezzo competitivo, il filo conduttore delle pubblicazioni è sempre il crime in tutte le sue sfumature, dal giallo al thriller al noir: potevo forse non rimanere colpita da una casa editrice così?
L'altra novità riguarda il gruppo editoriale Mauri Spagnol, colosso dell'editoria italiana, che ha da pochissimo lanciato Tre60, nuovissima casa editrice che ha esordito nelle librerie giusto ieri, con quattro romanzi al prezzo di 9,90 €. Si parte da James Patterson, re incontrastato delle classifiche americane, passando dal romanzo di Kate Alcott, dal fantasy targato Tera Lynn Childs fino al thriller di Davide Mazzoli. Insomma, ce n'è per tutti i gusti. 
Lungi da me voler giudicare che le scelte dei vari editori, trovo davvero eccezionale e coraggioso quello che queste due nuove realtà stanno facendo, ovviamente nella speranza che qualità e bassi prezzi siano ben conciliati e non vadano a ricadere sulle spalle dei lavoratori!
Quindi complimenti ancora a questi editori e speriamo che altri seguano il loro esempio. Perché la legge Levi, se ben sfruttata, può dare nuova linfa a questo pazzo mercato, facendo in modo che realtà diverse, come i piccoli librai le grandi catene e i megastore on-line, possano coesistere, nell'interesse di tutti!

Fatemi sapere come la pensate e, come sempre

Buona Lettura!

giovedì 15 marzo 2012

L'uomo illustrato


Titolo: L'uomo illustrato
Autore: Ray Bradbury
Titolo originale: The illustrated man
Traduzione: Giuseppe Costigliola
Editore: Fanucci
Collana: Collezione Immaginario
Pagine: 239
Prezzo: 14,00 €
Formato: brossura
Anno 1ª edizione originale: 1952
Anno 1ª edizione italiana: 2005
Genere: fantascienza, narrativa
Codice ISBN: 88-347-1110-6


Trama: L'uomo illustrato è in continuo movimento, e gli arcani disegni che ne ornanoil corpo narrano storie inimmaginabili: vicende di amore e gioia, disperazionee morte, ambientate agli albori dell'umanità, nel suo radioso passato e nelsuo futuro decadente e tormentato: diciotto storie in cui magia e verità sifondono in un caleidoscopico, meraviglioso arazzo intessuto dall'immaginazionesenza pari di Ray Bradbury. Riccorendo a un'ingegnosa invenzione narrativa cheapre e chiude il libro, Bradbury racconta del suo incontro con l'uomoillustrato, un vagabondo il cui corpo costellato di tatuaggi è un vero eproprio dipinto vivente. Le figure vi prendono vita come per magia, rivelandola propria storia allo sconcertato ascoltatore.
(dal risvolto di copertina)

Giudizio personale: Sempre più spesso mi capita di scoprire nuovi libri nei modi più assurdi e strani, e questo romanzo non fa eccezione. Di Bradbury avevo letto solo Fahrenheit 451, capolavoro della letteratura moderna, e conoscevo pochissime altre sue opere fra le quali non c'era questo libro, che non avevo nemmeno mai sentito nominare. Capita poi che, durante una puntata delle quinta stagione di Criminal Minds, serie televisiva che adoro, forse il mio personaggio preferito, Spencer Reid, citi L'uomo illustrato raccontandone anche la trama in poche parole. Subito scatta la scintilla: quel libro doveva essere mio. E molto fortunatamente l'ho trovato subito, al primo tentativo in libreria. Poi, come spesso accade ai compratori compulsivi di libri come me, mi ha aspettato buono buono sulla mensola per diverso tempo. Ma quando alla fine, la settimana scorsa, l'ho letto è stata una piacevolissima scoperta. Il romanzo è costituito da una serie di racconti, sedici per l'esattezza, il cui filo conduttore è appunto l'uomo illustrato. Lui è un viandante che non riesce a mantenere un lavoro stabile per via della sua stranezza. Egli ha infatti il corpo interamente ricoperto di tatuaggi che, a suo dire, sono stati fatti da una donna proveniente dal futuro. Queste immagini stampate in maniera definitiva sul suo fisico statuario hanno una particolarità: di notte prendono vita, si animano costruendo così le diverse storie narrate nei rispettivi racconti. Tutti i sedici racconti hanno fondamentalmente un tema centrale: l'uomo. L'uomo in tutte le sue sfaccettature, soprattutto le più misere. Dal rapporto con la tecnologia a quello con la fede, dalla segregazione razziale alla speranza per il futuro, dall'egoismo alla vendetta. C'è veramente tutta la scala delle emozioni umane in questo romanzo e in tutti i racconti, purtroppo, emerge l'indole più subdola e meschina degli esseri umani. Fortemente influenzato dal contesto storico che lo circondava, il libro è stato pubblicato nel 1952, Bradbury carica di ansie e tetri presentimenti ogni pagina. In quasi tutti i racconti, ambientati nel futuro, emerge infatti un terribile destino per la Terra, depredata dagli uomini e vittima sacrificale dei conflitti nucleari. L'umanità, schiava dei propri vizi e bramosa di potere, distrugge tutto ciò che trova sul suo cammino e dopo aver annientato tutto parte alla volta di altri pianeti del sistema solare per cercare di redimersi. Ma può l'uomo perdere definitivamente il suo istinto alla distruzione totale? Figlio della Guerra Fredda e del clima di ansie e paranoie tipico degli anni cinquanta, questo romanzo mi ha colpita molto, pur non essendo un'appassionata di fantascienza (ne ho letto pochissimo, è un genere su cui non sono per niente ferrata). L'ho trovato estremamente attuale e, in svariate occasioni, ammetto di essermi sentita in preda all'ansia, forse per questa idea di fine del mondo ricorrente, forse perché seppur in maniera del tutto originale Bradbury rende perfettamente l'idea della follia umana, sta di fatto che questo libro mi ha fatto riflettere tanto. È un po' come se, scrivendo L'uomo illustrato, l'autore avesse voluto metterci in guardia dai pericoli che il futuro ci riservava. In tutto il romanzo c'è praticamente scritto, a caratteri cubitali, "State attenti, se non cambiate il vostro modo di agire, se non arrestate questa corsa al potere, se non riprendete il contatto con la natura e con gli altri esseri umani, il futuro che vi attende può essere molto buio". E devo dire che non ha sbagliato di molto le sue "previsioni".
Voto: 8,5

Citazione: "La vita che finisce è come il guizzo di una pellicola luminosa, un istante sullo schermo, tutti i pregiudizi e le passioni condensati e illuminati per lo spazio di un attimo, e prima ancora che si possa gridare: 'Ho vissuto giorni lieti e giorni infelici, ho visto volti malvagi e volti buoni', la pellicola brucia e finisce in cenere, e lo schermo si oscura."

Colonna sonora: Weather Storm di Craig Armstrong
Consigliato: agli amanti della fantascienza anni '50 e a chi crede che qualcosa sia sbagliato nei meccanismi che regolano questo mondo.

Buona Lettura!
Italian Blogs for Darfur
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